lunedì 9 marzo 2020

Nullacity ai tempi del Coronavirus

Vivo, spero ancora per poco, in un paesello dormitorio che chiameremo Nullacity, abitato da un'accozzaglia di gente proveniente da svariate parti d'Italia.
Denominatore (quasi) comune una mescolanza di dialetti...riveduti e corretti (corrotti?): miscugli di bolognese/ferrarese/siculo/calabrese/pugliese ecc... con assenza quasi totale di dialetti del centro Italia. Altra peculiarità un alto tasso di inciviltà, naturalmente con le dovute eccezioni.
Cartacce, pattume, bottigliette, deiezioni canine, strade piene di buche e rattoppi, mozziconi di sigarette sparsi ovunque; manca l'unica cosa comunemente ritenuta incivile ma che io amo: i muri graffitati o dipinti. Ci sono naturalmente persone degnissime, ma mi capita di incontrare più spesso altre tipologie.
Purtroppo questa latente inciviltà si sta manifestando in tutto il suo fulgore proprio in questi tempi difficili e pericolosi: i tempi del Coronavirus.
Non siamo fortunatamente ancora in cosiddetta "zona rossa"ma il comune ha comunque diramato istruzioni di comportamento per evitare contagi e pandemie.
Una di queste riguarda il modo corretto per frequentare bar e trattorie: non consumare al banco, ma a tavolini distanziati, star a più di un metro di distanza gli uni dagli atri, lavarsi le mani spesso, disinfettare...cose, direi, normali.
Poi un consiglio che riguarda anche me: gli ultra sessantacinquenni, più fragili e ricettivi alle malattie, è meglio se stanno in casa o comunque isolati.
Così passo le mie giornate sola soletta, come del resto facevo anche prima. Mi sono concessa, con i dovuti accorgimenti, di andare due volte a fare colazione al bar: persone accalcate al banco, ragazzetti che, pur essendoci posto abbondante anche per sedersi bloccavano in cinque/sei l'unico passaggio per trasferirsi da un locale all'altro senza accennare minimamente a spostarsi se qualcuno intendeva passare., e via così...
Ma il momento peggiore è stato quando, guardando da una vetrata, ho notato due persone, operai che poco prima lavoravano in strada, avviarsi verso il bar. Uno grattandosi voluttuosamente e a fondo i cosiddetti, l'altro frugandosi graziosamente nel naso e poi pulendosi le mani nei pantaloni.
Quando sono entrati ho sperato che chiedessero il bagno per lavarsi le mani, ma come al solito mi ero illusa.
Non ho vomitato, ma c'è mancato poco.

P.S: Ho sperimentato l'opzione di riserva, cambio di bar e bere il caffè seduta fuori.


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