martedì 14 febbraio 2017

# il cervello umano è feroce?

Ho trovato su facebook questo lungo e direi logorroico post di una signora che sinceramente non conosco, ma ho visto che è molto seguita e abbastanza nota. Di solito salto i post troppo lunghi e da "maestri di pensiero", ma è stato condiviso da una persona che apprezzo e quindi con sacrificio me lo sono letto.
Eccolo:
Il cervello umano è normalmente feroce. Chi avesse dubbi può recarsi in visita al Colosseo e fare mente locale su quale fosse la funzione del luogo. Quale era? Permettere a persone di godere del dolore e dell’impotenza di altri così da sentirsi forti e potenti. Parti dei cervelli arcaici basate sulla competizione provano piacere davanti all’impotenza altrui. Fino a poche generazioni fa esecuzioni e torture erano pubbliche e spesso ritenute uno spettacolo imperdibile. Noi stessi ridiamo davanti a personaggi che cadono e che si fanno male: looney toons, vecchi cortometraggi Disney, comiche, Paperissima eccetera.
E quindi?
E quindi le aggressioni sono la norme. Non c’è nessuno o quasi nessuno che non sia stato aggredito a scuola e, moltissimi, magari sottoposti ad angherie, sono diventati carnefici in altri casi proprio per la gioia di essere fuori.

E già qui mi è venuto il nervoso.  Ma cosa vuol dire la signora? Forse ai tempi dell'antica Roma la gente era un po' più feroce. Forse. Perché mi deve dimostrare che TUTTI i romani andavano a vedere i massacri e ne godevano. E comunque quella barbara usanza è terminata, forse il cervello di molti se non di tutti si è evoluto?
E che si rida nel guardare qualcuno che cade è una sua idea, probabilmente lei ride. Nei cartoons invece le cadute sono studiate ad arte per far ridere.
Altra affermazione che non so quali basi abbia è che non esista nessuno o quasi nessuno che non sia stato aggredito a scuola…e quindi discutibile quello che ne consegue.(Nessuno che io conosca è stato aggredito a scuola)

Linea mortale (Flatliners) è un film del 1990 diretto da Joel Schumacher, che narra le vicende di un gruppo di studenti di medicina che sperimentano su sé stessi la morte indotta chimicamente con l'unico scopo di provare l'esistenza dell'aldilà: in realtà l’al di là è piuttosto seccato dal fatto che questi ragazzi bleffino per vedere il paradiso e fa loro vedere invece il loro peggio: devono ricordare quello che hanno fatto di più ignobile. Ben 2 su 5 ricordano di essere stati aggressori massacrando la vita e la psiche di innocenti. Uno ha addirittura causato la morte del ragazzino aggredito. Nel libro La solitudine dei numeri primi viene descritto un grave ( ma non insolito) gesto di aggressione di ragazze. Le aggressioni ( detesto il temine bullismo e bullizzare, importati dall’inglese) avvengono ovunque e sempre, per i motivi più vari e disparati.

E qui per appoggiare le sue teorie cita un libro e dei films: l'hanno avvertita che libri e films sono fantasie e non possono rientrare in una seria ricerca? 

Ora si pone l’attenzione solo su una: quella omofobica. Perché? Essere aggrediti per altri motivi è meno grave? Il dolore degli altri non vale nulla? Perché le ( rarissime) aggressioni omofobiche devono avere un tale peso che si modificano i programmi scolastici. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i 12 e i 25 anni e la maggiore propensione al suicidio la dà l’obesità. Il bambino obeso è titolare di un dolore di cui non importa un fico a nessuno. E’ poco cool, a giornalisti politici e psicologi la sua morte non interessa moltissimo, anzi le problematiche dell’obesità sono cancellate dall’emergenza omofobia. Le aggressioni, che avvengono per i motivi più disparati, sei figlio di un povero, sei figlio di un ricco, sei figlio del preside, tuo padre è militare, tuo padre è il direttore del carcere, tua madre è la professoressa di religione, tua madre è casalinga, tu hai gli occhiali, tu non ha gli occhiali, sei basso, sei grasso, possono essere devastanti, lasciare cicatrici che dopo decenni sono ancora dolenti. I motivi per cui si viene aggrediti, ripeto, sono molteplici, ma ne interessa uno solo. La via per uscirne non è fare corsi di non aggressione. Sono un’inutile perdita di tempo. L’aggressore violento non se ne ricorderà e non smetterà di essere violento. Inoltre in questi ridicoli corsi si spiegano regole di comportamento che paralizzeranno ancora di più i timidi e lasceranno del tutto indifferenti gli aggressori in particolare i più crudeli. 
Quindi? Tenete l’affettività fuori dalla scuola. Che i professori che sono impiegati statali si occupino di spiegare chi era Napoleone e come si risolve un’equazione. La scuola, emanazione di una struttura per definizione non etica, lo stato, si occupi di non fare danni, che già è un risultato. La scuola combatta le aggressioni tenendo una disciplina impeccabile. Dove tutti si possono muovere poco, nessuno riesce a fare danni gravi.( MA LEGHIAMOLI STI RAGAZZI CHE DIAMINE! Fascistella la signora!) Sono i genitori, sono le famiglie che devono insegnare a non aggredire, ma soprattutto a resistere Tutti saremo aggrediti, fa parte dell’essere creature umane, non esiste il mondo dove nessuno ti aggredisce. I corsi antibullismo ( parola cacofonica) sono pura perdita di tempo e ipocrisia, a meno che non siano attività direttamente disastrose e a loro volta un’aggressione tipo gioco del rispetto.

Su tutto quanto sopra scritto posso solo dire: TEORIA…solo teoria. Perchè oltre ai bambini obesi di cui la signora si preoccupa esistono bambini che la famiglia non ce l'hanno, o hanno famiglie talmente disastrate che se l'affettività non la trovano a scuola non sapranno mai cosa sia. Famiglia di persone incarcerate, drogate, o semplicemente anaffettive. Orfani….e via così. E vi assicuro che nei collegi (io sono stata messa in collegio a 5 anni) di affettività se ne incontra poca, salvo naturalmente e come in ogni cosa, eccezioni.
Quindi?
1 diciamo alla scuola di farsi gli affari suoi e non permettersi di occuparsi di etica: i nostri figli non parteciperanno a nessun corso antibullismo, bullismo normale, da spiaggia, ciber , sportivo. 
2 insegniamo ai nostri figli che saranno aggrediti. Insegnano che noi li amiamo e soprattutto che Dio li ama ( se siete atei inventatevelo, ma non lasciate i vostri figli privi di questa protezione) e che quindi quello che pensano gli altri è irrilevante. Qui conta l’esempio. Se noi non saremo minimamente sfiorati da qualsiasi critica, se sapremo andare soli contro tutti quando è necessario, i nostri figli impareranno a battersi e nessuno potrà più ferirli. Diventiamo infrangibili: loro lo diventeranno per imitazione. Se il bambino vede mamma in crisi un pomeriggio per una critica della vicina o di un collega, impara la fragilità. La fragilità come il coraggio si apprende o non si apprende. Da ora insegniamo il coraggio e non la fragilità.
3 insegniamo ai nostri figli che non tutti li ameranno. Su 7 miliardi di creature umane è verosimile che li amino un migliaio di persone, cinquemila se calcoliamo gli amici fb. Gli altri no. Insegniamo ai nostri figli che non tutti ci amano, anzi la maggioranza non ci ama e questo è nell’ordine biologico delle cose. Molti dolori nascono da aggressioni ( brutto scemo, ciccione) altri da non essere stati invitati, essere stati esclusi dal gruppo WA, o FB . Ci siamo ricordati di dire ai nostri figli che è normale, che succede in continuazione, che è irrilevante? Allora facciamolo.
4 insegniamo ai nostri figli l’invincibile potenza della solitudine, dell’essere in felice compagnia di se stessi. Solo chi è in grado di stare da solo può costruire se stesso e imparare il coraggio.
Non sto a rispondere punto per punto, su alcuni inorridisco, su altri ho solo un leggero sussulto...

E questo punto (4) è l'unico col quale sono quasi d'accordo. Ma come s insegna la solitudine?

Che i nostri figli siano infrangibili.
Invictus. Non vinto. Per quanto infinita può essere la notte che mi circoda da tutti i lati, io sono e resto l’unico capitano della mia anima. 
La signora che cito è Silvana De Mari.

L'amico per il quale ho buttato giù due impressioni si chiama Federico e potrebbe darsi che cancelli tutto dopo che lui ha letto. 

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