martedì 10 maggio 2016

#esame di coscienza #credere #essere madre

Quando ero una bambina di 5-10 anni, ero in collegio, mi insegnarono che prima di dormire bisogna fare l'esame di coscienza e chiedere perdono per i peccati commessi.
Allora lo facevo, ma i peccati erano piccola cosa. 
Poi mi sono allontanata dalla religione, da tutte le religioni, passando anche per strade "alternative" e affascinanti, anche se altrettanto poco credibili delle religioni "ufficiali". 
E ho smesso di fare "l'esame di coscienza", come pure di andare a confessarmi, sacramento che trovo terribile sia per chi lo celebra che per chi si confessa.
Naturalmente ho smesso di ritenermi legata ad una qualsiasi religione.
Per un certo periodo ho ritenuto che questo mio allontanarmi da qualsiasi "credo" fosse una reazione alla mia natura esageratamente fideista: tutto e tutti mi sembravano convincenti, e non solo parlando di religione. Può darsi che la causa scatenante della mia laicità sia stata questa. 
Ma non ho rinunciato ad avere una coscienza, che si mette in moto e si autoalimenta spontaneamente, al punto da essere spesso tacciata di buonismo, o di essere troppo buona, che dove vivo ha significato di "un po' stupida".
Nella Comunità che ho frequentato assiduamente per nove anni, e che sono ancora molto contenta di aver frequentato, anche se me ne sono allontanata perché anche li era richiesto di "credere"….e io a credere non ce la faccio più, ho imparato molto su decine di argomenti.
A volermi più bene di quanto me ne volessi, a perdonare e perdonarmi, a ringraziare la vita, ogni volta che mi fa un regalo anche se sembra piccolo.
A non giudicare. A pensare….. (Grazie Damanhur…per queste e mille altre cose che mi hai regalato).

Ma in questi giorni, una frase detta così per caso, o almeno pareva, da mio figlio mi ha procurato tristezza e….mi ha costretto ad un piccolo/grande esame di coscienza.
Da un frase che non ricordo nemmeno bene, detta dalla sua compagna, traspariva che io non sono stata una buona madre, almeno per lui.
Ho ripensato ai nostri giorni. 
E' nato subito, dopo poco più di un anno dal mio matrimonio, e sono stata felice di averlo. E io so di averlo amato molto.
Purtroppo a quei tempi la situazione familiare non era florida, dovevo lavorare ed ero stata costretta ad andare a vivere con mia mamma, decisione presa dall'allora mio marito. 
Stavo ancora allattando, ed allattare è la cosa più meravigliosamente bella per una mamma o almeno per me, una vera comunione tra madre e figlio, che fui richiamata al lavoro, in anticipo sui tempi previsti. Avevo così tanto latte che dovevo imbottirmi per non gocciolare.
Forse iniziò così la delusione di mio figlio. So solo che dopo poco tempo cominciò a rifiutare il seno e preferire il biberon, con mia grande tristezza.
E poi…..uscivo la mattina, tornavo la sera e a lui ci pensava mia mamma. Che ha fatto tutto il possibile, ma non ero io e non avevamo neppure lo stesso carattere…
E come ciliegina sulla torta gli ho anche spiattellato una sorellina, quando lui aveva sei anni e riteneva di avere il diritto di restare figlio unico.
A quei tempi leggevo i libri di Benjamin Spock 
che mi insegnava che l'importante era far capire ai figli quanto si amano. Credevo di averlo fatto ma probabilmente non ci sono riuscita.
O forse l'ho deluso nella vita "adulta" ma non so, davvero non so come e perché.

Mi chiedo se anche mia figlia sia delusa da me come madre, ma a lei posso chiederlo..

Vorrei tornare indietro, vorrei  rimediare agli errori, ma soprattutto CAPIRE: 


come deve essere una madre?

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