mercoledì 3 gennaio 2018

#feste, sogni, ricordi

Ma quanto ci mette ad arrivare l'epifania che tutte le feste si porta via?

Interminabili inutili giornate, per festeggiare qualcosa in cui non credo più, il Natale, qualcosa che non capisco perché sia da festeggiare, il capodanno...e qualcosa che almeno figurativamente è divertente, l'Epifania detta familiarmente La Befana.
E' l'unica di queste festività che mi è simpatica.

Purtroppo, mentre da queste parti siamo indaffarati a spendere per regali che sicuramente non piaceranno, per luci e lucette...che però mi piacciono, per cibi che di certo faranno aumentare il peso lordo della popolazione, intorno a noi, vicino e lontano, accadono tragedie, catastrofi, incidenti. 
Basta aprire la televisione all'ora dei telegiornali che tutta l'euforia festosa e festante se ne va. 
E la televisione, sembra, non ci dice nemmeno tutto.
Gran can can perché si dovranno pagare le buste degradabili quando si fa la spesa, e nemmeno una parola per le vere tragedie in giro per il mondo.
E per il numero di incidenti stradali che a me sembra che in questi giorni siano vertiginosamente aumentati, e a morire, spesso e volentieri, giovani sotto i trent'anni.
Che fare per sfuggire a tutto questo? 
Leggere, sognare, ricordare....
Sto leggendo Malvaldi, lettura leggera ma gradevole che riesce a sollevare il mio spirito, specialmente nei gialli del Bar Lume, coi suoi vecchietti (che poi hanno la mia età) e il parlare toscano che mi manca tanto.

Sognare....o meglio fantasticare, è un passatempo che poi mi riempie di tristezza, per la consapevolezza che quello che sogno non si potrà più avverare: un viaggio a Mont S. Michel che era una delle mete che mi ero prefissa da giovane, e un altro a Rio De Janeiro...non ce l'ho fatta, ci penserò nella prossima vita. 
Oppure vivere, ancora una volta, in una bella casa col caminetto acceso come ho già avuto: Borgatella, Ponticella, Via Tambroni...in fondo sono stata fortunata almeno in questo!
Ricordare...ecco questo dovrebbe essere un esercizio da fare, per aiutare la memoria a non addormentarsi, a non ingrigirsi...a non dimenticare.
E mi sto accorgendo che non sempre, e non su tutto ho ricordi vividi.....
Oggi mia sorella mi ha raccontato che, quando eravamo ragazze, le ho fatto vivere la sua prima paura. 
Abitavamo a S. Ruffillo allora, e ci scaldavamo con una stufa a carbone che tenevamo stivato in cantina e stava a noi andarlo a prendere diverse volte al giorno. Ovuli...mi pare si chiamasse quel tipo di carbone.
Beh..un giorno pare che io le abbia raccontato una storia paurosa su cadaveri e ossa umane nascoste sotto il carbone....mi è venuto da ridere, ma anche da vergognarmi: ma che brutta persona ero da ragazza?
Ma ricordare questo episodio mi ha portato a ripensare a quel periodo, a quella casa, alla piazzetta di S. Ruffillo, a me che me ne stavo seduta in terra accanto alla stufa, all'inizio dell'adolescenza. A babbo e mamma. Al 13 il "tram" che prendevamo per andare a scuola.
Alla lattaia, dove andavamo a prendere il latte con la nostra bottiglia, e lei lo spillava da grossi recipienti di metallo, al bar nell'angolo dove mamma ci mandava a comprare le sigarette sfuse: due , tre ...a volte le cartine per farne con le cicche. 
E anche il vino, sempre con una nostra bottiglia. 
E la merciaia dove, quando ho cominciato a portare le calze, le portavo a "rimagliare"!!! Una calza smagliata non si buttava, si faceva rimagliare....
Arrivano e mi sommergono i ricordi, disordinati e vivi. 
Una signora che abitava all'ultimo piano, e ogni tanto usciva sulla terrazza e cominciava a cantare a squarciagola. La chiamavamo "la matta" poverina.
E i primi "filarini" come a Bologna si chiamano i giovani corteggiatori, S....che passava in bici sotto le nostre finestre, e mi prestava i giornalini di Pecos Bill...
Si,  arrivano i ricordi, basta stuzzicarli un poco.
Scriverne adesso mi ha restituito un po' di serenità, credo che tenere un diario sia un'ottima terapia, almeno per chi come me è anziano e con una vita un po' noiosa.

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