sabato 18 febbraio 2017

#Autunno caldo

E adesso faccio un salto di diversi anni…: collegio, poi scuole medie a Firenze con tutta la famiglia finalmente riunita, poi Bologna. Quella che sarebbe diventata la mia città.  Gli ultimi studi, l'amore, i figli, il lavoro.
Ecco ci siamo…com'era in quel periodo la vita, il lavoro?
Sono arrivata a Bologna a 14 anni circa, ho cominciato a lavorare a 18 - 19…non mi ricordo bene. 

Trovare lavoro non era facile e bisognava accettare quello che c'era. Primo lavoro ritoccatrice di foto di defunti. Cav. B….Via Val D'Aposa. Pochissimo pagata, moltissime ore e ogni tanto allungava le mani. Si lavorava anche di domenica.
Poi impiegata in una ditta elettromeccanica, e anche qui all'inizio si lavorava anche la domenica. Ferie…straordinari…tutte parole quasi sconosciute. Per andare al lavoro due autobus.
Unica auto, piccola e usata, quella di mio padre, che faceva il rappresentante e quindi gli serviva.
La televisione arrivò in casa nostra dopo qualche anno, ma ce l'aveva la signora del piano di sopra e ogni tanto andavamo da lei. Lavastoviglie parola sconosciuta, la lavatrice non mi ricordo quando arrivò. Il telefono era in "duplex" che vuol dire che due famiglie usufruivano dello stesso numero. Ma c'erano le cabine telefoniche.
Poi arrivò il periodo degli scioperi, delle rivolte, della richiesta di avere , noi lavoratori, qualche garanzia.  Anche gli studenti parteciparono attivamente a queste lotte.
Bologna, almeno all'inizio, si distingueva perché scioperi e manifestazioni erano civili, difficilmente scadevano in tafferugli.
Ma molti, specialmente tra gli impiegati, si vergognavano di scioperare. Io fui l'unica impiegata nella ditta in cui lavoravo a fare lo "sciopero a singhiozzo" cioè a fermarmi ogni tanto durante l'ora di lavoro dichiarando che ero in sciopero.
Subii ritorsioni, cominciarono a farmi fare lavori quasi da facchino anche durante una gravidanza. Persi il figlio che aspettavo. Gli operai per proteggermi mi misero nella "commissione interna" che godeva di qualche garanzia.
Ricordi belli e brutti. 
Di brutto ricordo la "vigliaccheria" di alcuni operai che fingevano di scioperare ma poi entravano dal retro, quando i picchetti se n'erano andati. Bello lo spirito che animava tutti gli altri, la comprensione, finalmente, di avere dei diritti, il senso di coesione e unione, l'idea di lottare non solo per se stessi ma per una categoria.
Il resto è ormai storia.

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