Dolore. Una parola terribile, che purtroppo si sente e si intuisce spesso, ed è reale.
Quanto dolore serpeggia tra di noi. Quanto dolore nel mondo.
Fisico e psicologico, spontaneo o procurato da esseri immondi che ordiscono guerre e stragi, o che uccidono per futili motivi.
Eppure di dolore ce n'è già tanto, bisognerebbe sapere come fare a spargere serenità e pace.
In questi ultimi giorni ho dovuto frequentare l'ospedale Malpighi di Bologna, e ne ho incontrato tanto di dolore.
Dolore fisico e paura negli occhi delle persone, qualcosa di greve che non puoi ignorare.
Per mia natura, per sensibilità strane che non so se è un bene possedere, sono una piccola spugna e queste cose me le porto addosso per un po'.
Già prima di arrivare dentro l'ospedale, in Via Albertoni, un uomo accasciato in terra che non si capiva se dormisse, o stesse male. Abbiamo chiamato il Pronto Soccorso, che si trovava proprio dall'altra parte della strada, ma sembra che non possano uscire se non con l'ambulanza. Abbiamo chiamato l'ambulanza ed è risultato che il poveraccio era già stato ricoverato sette volte, e sette volte era scappato. Gli hanno dato ripetutamente del "cretino" e l'hanno lasciato li, e io credo che, anche se aveva torto, anche se era un ubriaco, anche se farfugliava e li mandava via, dare del cretino non fosse proprio la cosa giusta.
Chiedeva un poco di acqua, e se non fosse stato per un passante gentile che è andato a procurargliela mentre noi cercavamo di tranquillizzarlo, i "signori" dell'ambulanza gli ridevano in faccia.
Nel cortile dell'ospedale ogni volta che sono passata c'era una vecchia donna che dormiva su una panchina, con accanto un carrello della spesa con le sue cose ammucchiate. Mi hanno detto che vive così...che, forse, è una sua scelta.
Ma i servizi sociali non esistono in Italia? E i giornali che riempiono pagine di notizie inutili non potrebbero parlare di queste persone, delle loro storie e difficoltà, per vedere se qualcuno se ne interessa?
Poi c'è il dolore dei malati, dentro l' ospedale. Dolore e paura.....soprattutto negli anziani.
Non riesco a dimenticare la vecchia signora quasi cieca che si era persa in cerca di un ascensore, ma anche gli sguardi dei pazienti che arrivavano su sedie a rotelle o sui lettini: paura, scombussolamento, stupore per essere li.
E non saper fare altro che regalare un aiuto, un sorriso, una parola gentile.
lunedì 8 agosto 2016
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