giovedì 15 ottobre 2015

#dubito...o no? (la verità esiste?)



In linea di massima non credo a niente probabilmente per difendermi dalla mia predisposizione a credere a tutto.

Non credo, ad esempio, che la scienza ci racconti sempre la verità, che la medicina non approfitti delle nostre paure per rifilarci più cure e farmaci di quanto serva… non credo a tutto quello che dicono in TV, non credo assolutamente alle dichiarazioni dei politici, e, ahimè nemmeno più tanto allo sbandieramento di ideologie.
Ho, dicono,  una tendenza complottista, ma dopo un innamoramento per scie chimiche, gruppi di potere vari, massoneria, esoterismo ecc... sto dubitando che tutto questo abbia veramente un senso. 
E' un bel pasticcio.
Credere troppo o non credere a nulla? 
La soluzione sarebbe "sapere": sapere come stanno effettivamente le cose, conoscere i misteri della vita, della fisica e anche della politica e delle religioni.
Ma poiché ogni cosa si può guardare da diversi punti di vista, e raccontare per come noi l'abbiamo percepita senza che questo sia mentire, la mia confusione aumenta: esiste la verità? 
Una e inequivocabile?
Penso per esempio a due/tre persone che osservano la stessa casa: uno la sorvola e avrà un'immagine dall'alto, un altro la guarda da un lato e avrà un'immagine totalmente diversa da chi la sta guardando di fronte o dall'alto ecc....e ognuno, raccontando com'è la casa, dirà cose abbastanza diverse. 
Ma la casa esiste davvero. E queste persone descrivendola diranno tutte la loro verità.
La religione è quella che mi ha creato più problemi.
Educata fin dai 5 anni dalle suore, sono stata ben indottrinata e ho creduto a tutto quello che mi veniva raccontato su Dio, la Chiesa, il peccato, la colpa ecc....
Un bel lavaggio del cervello, se non fosse che già allora dentro di me si annidava il dubbio, o perlomeno lo stupore per tutti quei misteri, e per le cose che venivano dette in un modo ma praticate in un altro. Non subito però, purtroppo ho lasciato che alcune cose radicassero e ancora oggi fatico a liberarmene. 
Una per tutte: il senso di colpa.
Per una trentina di anni sono stata una "credente dubbiosa",  poco praticante. e piena di sensi di colpa.
Intanto leggevo. Anche libri sulla religione, senza trovare però una vera risposta. Il verbo "sapere" era sempre sostituito dal verbo "credere": bisognava credere e accontentarsi.

Non nego che le religioni abbiano avuto una notevole importanza per l'evoluzione umana.
Hanno insegnato, imponendole come dogmi, regole igieniche e di comportamento che non potevano essere identiche ad ogni latitudine.
Hanno stimolato un sentimento che indubbiamente aiuta a "volare alto" cioè a sviluppare doti di spiritualità che altrimenti, penso, sarebbero rimaste sopite.
E doti artistiche: probabilmente non avremmo  tutti i capolavori pittorici e architettonici che sono stati dettati dalla FEDE.
Non importa in cosa, e se ciò in cui si ha fede sia reale o di fantasia.

Poi, un giorno ho letto un piccolo libro per me prezioso: "Scimmietta ti amo" di Luigi De Marchi che mi ha donato una chiave convincente per giustificare la nascita nella mente umana dell'idea di un aldilà, di qualcosa o qualcuno che sia incorruttibile e superiore: lo shock che i primi uomini devono aver provato vedendo che esisteva la morte.

Quello che mi è successo con la religione è un cammino che ho fatto per diversi altri "dogmi": scienza, medicina, storia come ci viene insegnata.....
Forse tutto è vero e nulla è vero? O forse la verità sta nel mezzo? Continuo a pensare che l'unica risposta sia cercare di "sapere": ma di quali fonti fidarsi?



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