venerdì 9 ottobre 2015

#Dire fare baciare e gatti varii

Ho sentito un bambino ripetere la vecchia cantilena: dire fare baciare lettera testamento. 
Baciare mi piacerebbe, ma non è più il momento. 
Lettere non ne arriva nemmeno una, e dico per fortuna,
perché le poche lette riguardavano solo le bollette. 
Dire e fare, vabbé, qui me la cavo…. rimane il testamento.
La dottora stamani mi ha detto che sto bene,
quindi ci penserò quando inizian le pene.

Parto pseudo-poetico improvvisato perché avevo voglia di scrivere qualcosa, ma tutti scrivono di tutto, oggi parlare di politica e disgrazie non mi andava, e il mio diario personale(questo dovrebbe essere il senso del mio blog) in questi giorni non è proprio molto interessante. 
Potrei pubblicare la lista delle medicine che assumo. O dei cantanti che mi piacciono…o dei libri che ho letto, ma poi? Fregherebbe a qualcuno?
Potrei parlare di tutte le cose che sogno di fare e non ho fatto. E probabilmente vista la mia tenera età mai le farò.

Okkei, ho ricevuto un suggerimento, un micione si è accoccolato sul davanzale: parliamo di gatti!
Il mio primo gatto era una meraviglia di gatto nero, io ero ancora una ragazza e abitavo a Bologna, San Ruffillo, proprio sulla piazza. L'ho salvato, piccino piccino, da un gruppetto di bimbi che lo tormentavano. 

Mentre, con le mie sorelle, ci interrogavamo su come chiamarlo alla radio qualcuno ha parlato di "Ignazio, il primo gatto dello spazio". Affare fatto, l'ho chiamato Ignazio!
Ha vissuto con noi tantissimi anni, mi ricordo che quando andavamo al mare lo portavamo con noi e in auto lo facevamo scendere per fare pipì legandogli a mo' di guinzaglio un foulard o una calza di nylon.
Purtroppo, quando era già anziano, la mamma gli fece uno sgarbo…non ricordo nemmeno cosa, e lui se ne andò. Avevamo un giardino e passò lì gli ultimi mesi della sua vita. Io lo cercavo, lo chiamavo, gli portavo il mangiare, lui mangiava ma in casa non è più rientrato.

Poi c'è stato Miciuli, trovato da Claudio e Momo : era completamente bianco.
Rustico, randagio, vagabondo e indipendente.
Ma la mattina mi saltava in grembo e faceva ron ron con la testa appoggiata sulle mie tette.

Quando Claudio e Momo sono andati a vivere da soli l'hanno portato con loro. Anche lui è vissuto tantissimo.
Una sua figlia, bianca e sorda, l'hanno presa mia figlia e mia nipote e l'hanno chiamata  Plinski.

Poi c'è stato PerUnPelo, chiamato così perché mio genero Paolo l'ha salvato in autostrada, appunto per un pelo.
Lui però è scappato di casa, o ce l'hanno preso perché era bellissimo e di razza. La mia ipotesi è che si sia offeso perché l'abbiamo fatto castrare …si è allontanato e qualcuno l'ha adottato.



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