Un libro, ma non un libro qualsiasi, un libro-amico è quello che può aiutare nei momenti grigiognoli.
Un libro che piaccia, un po' di musica, un po' di internet e si riescono a superare, quasi sempre, le malinconie.
Ma è il libro soprattutto che fa volare il tempo, ingoia ore e minuti, fa sorridere e pensare, come un buon amico.
Questa estate è stata caratterizzata, fino a ieri, dalla mancanza di un libro che mi avvincesse.
Che non vuol dire un libro capolavoro, e nemmeno un bellissimo libro.
Significa un libro scritto in modo che "mi prenda".
Un romanzo, una storia che ti piaccia, ti avvolge e ti abbraccia, ti chiama e ti fa soffrire quando finisce.
Un libro riempie.
Ieri ho incontrato un romanzo così: Florence Gordon, di Brian Morton (primo libro tradotto in Italia).
Una recensione su un quotidiano, che lo paragonava in qualche modo a "La versione di Barney" che ho adorato, mi ha convinto a comprarlo. Ho fatto bene.
La protagonista ha 75 anni, come me. E' un po' asociale, come me. Ha una nipote, come me.
Per il resto è diversissima: intelligente, impegnata, quasi famosa, femminista combattente e accanita (io appena un po'…) scorbutica al limite della maleducazione.
Le girano attorno altri tre o quattro personaggi, la sua famiglia e qualche amica.
Con questi pochi elementi l'autore ha confezionato una storia che mi ha appassionato. E che consiglio.
Iniziato ieri mattina, finito ieri sera/notte: circa 300 pagine divorate, e mi sono addormentata soddisfatta.
Meglio che se avessi mangiato un pezzo di cioccolata!
lunedì 21 settembre 2015
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