sabato 11 luglio 2015

#fuori, la notte

Fuori, la notte. Che mi attrae e mi respinge.
Che notte può essere in questo paesello? Strade deserte, gatti assetati, un cane che abbaia, insistente, da un'ora. Il pianto dolce di un bimbo che ha caldo.
E dentro le case tanti anziani, come me. Soli, in gran parte. E tristi, e impauriti, e incapaci di prendere sonno. Come me.
Stanotte proprio non ci riesco a dormire. 
E ripenso ad altri tempi, in cui non dormivo. 
Quando bimba di 5 anni mi hanno messa in collegio. C'era la guerra. Volevo la mia mamma.
Quando mi sono innamorata, ma l'insonnia era zeppa di speranze, sogni e desideri.
Quando i miei figli erano piccini. Tante le notti in cui non ho dormito. Come quando ho scoperto che mio marito aveva un altro amore, e l'ho lasciato.
Le più tristi quando mia mamma si è ammalata. Ero più giovane, ma non ero giovane, avevo cinquant'anni, un matrimonio andato in fumo, e  vivevo con la mamma in un posto isolato, ma certamente più bello: una casa del 1500 nella campagna intorno a San Lazzaro.
Sere infinite, cieli stellati che l'assenza di illuminazione stradale ci permetteva di ammirare, silenzio.
E il computer, la mia finestra sul mondo, il mio contatto con gli amici.

Stasera, altro posto altra età, un albero davanti alla finestra copre il cielo e quindi niente stelle. 
Solo il cane che continua ad abbaiare e il sonno che non arriva. Forse perché non ha più sogni da offrirmi.
Dalla finestra aperta guardo la notte, questa notte che sto gettando via e non ne ho più molte. Questa notte solitaria, senza sogni, senza nemmeno un bel libro a farmi compagnia.
Questa notte inutile se non mi regala almeno un sogno.



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